Le guarnizioni industriali possono avere una funzione “statica”, se servono a tenere separati due fluidi tra loro o “dinamica”, se agiscono sulle superfici di due elementi che si muovono uno rispetto all’altro e, oltre a fungere da semplice divisorio, possono far muovere uno dei due elementi.
In entrambi i casi, le guarnizioni vengono a contatto con il fluido lubrificante: esso serve a migliorare l’effetto sigillante della guarnizione, ridurre l’usura meccanica, abbattere il coefficiente d’attrito tra guarnizione e controcorpo, limitare il danneggiamento del labbro di tenuta dell’anello durante l’assemblaggio, impedire l’usura da rodaggio della guarnizione in occasione delle prime rotazioni dell’albero.
Le guarnizioni devono essere compatibili con il fluido lubrificante con cui vengono a contatto. Ogni contatto tra elastomero e fluido lubrificante è governato infatti da un’interazione chimica che può provocare variazioni delle proprietà meccaniche della gomma (durezza, volume, peso, resistenza alla trazione).
Uno dei riferimenti per valutare l’idoneità o meno di un fluido lubrificante a contatto con una guarnizione è la classificazione ASTM D-4289, che si basa su test di immersione delle guarnizioni nei fluidi di riferimento. In nessun caso, comunque, un test di compatibilità potrà fornire da solo una risposta certa sull’idoneità o meno di un fluido lubrificante a contatto con una guarnizione, senza riferimento alcuno al contesto progettuale, dove la guarnizione svolge la propria specifica funzione. L’interazione chimica tra fluido e materiale della guarnizione è influenzata anche, infatti, dalla temperatura di esercizio che, al suo aumentare, accelera gli effetti del contatto.
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